Pasolini, religione e cultura
Tiago Pires

Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna il 5 marzo 1922. Morì a Roma, vittima di un probabile omicidio nel 1975. Il suo percorso è stato complesso e plurale: poeta, scrittore, regista, giornalista, traduttore, saggista, tra altri ruoli assunti durante la sua vita. L'attualità dei suoi scritti e discorsi l'ha trasformato in una sorta di "profeta" della società contemporanea italiana. Pasolini è stato, in realtà, un lucido interprete e critico del mondo dopoguerra e della sua terra natia. Il suo lavoro artistico e intellettuale è vasto e può essere esplorato in diversi modi. Specificamente in questo breve saggio, il nostro obbiettivo è quello di comprendere il rapporto tra Pasolini, la religione e la cultura della sua epoca.

Più che uno scrittore, Pasolini è stato un pensatore e critico della cultura occidentale, la quale si universalizzava e arrivava nell'Italia del dopoguerra a partire dal miracolo economico e dalla formazione di una società del consumo - uno degli aspetti più criticati dall'autore. Secondo Pasolini, la vittoria del sistema capitalista era già confermata con la rivoluzione studentesca del 1968: il capitalismo e il mondo del consumo avevano già messi le loro mani nella cultura militante della cosiddetta "sinistra". "Comunista eretico", come si auto-dichiarava, Pasolini si trovava lontano dalla polarizzazione destra-sinistra di quel contesto. Si mantenne collegato al Partito Comunista friulano fino al 1949, quando fu cacciato a causa del suo orientamento sessuale. Il suo atteggiamento "eretico" lo mise su un percorso autorevole e critico, visto che non aveva trovato supporto e serenità nella sinistra, men che meno nella destra. Ateo, anticlericale, comunista eretico: un critico del nuovo "dio del consumo" e un ammiratore della rappresentazione di Gesù e del Vangelo come opera rivoluzionaria.
Pasolini ricevé una formazione cristiana da parte dei suoi genitori. Nonostante ciò, il suo interesse nel cristianesimo non derivava soltanto dalla sua esperienza familiare, ma anche dall'ammirazione che aveva per la raffigurazione di Gesù e del Vangelo e al loro rapporto con i poveri e con la disuguaglianza sociale. Lo scrittore bolognese era contro l'istituzione cattolica, contro la chiesa come gerarchia e "religione ufficiale", eppure il suo anticlericalismo non si estendeva alla fede del popolo e al messaggio annunciato dall'avvento di Cristo.
I film di Pasolini sono carichi di tematiche religiose e di riferimenti alla cultura classica. Nel suo film "Il Vangelo secondo Matteo" (1964), Pasolini ci presenta la rappresentazione di un Gesù umanizzato, un uomo del suo tempo, sebbene severo e rivoluzionario. Piuttosto che una "novella", il Vangelo viene considerato allegoricamente come una "spada". Nel film sopraccitato, l'attore che interpreta Gesù è un uomo ordinario: tratti forti, popolari, opposti alla fisionomia occidentalizzata e dolce del Cristo biondo con gli occhi chiari. Tale inversione della figura di Cristo è metaforica, e ci presenta una dimensiona etica e umana del cristianesimo - meno clericale e più popolare, più accessibile e rivoluzionario. Umanità che la società del consumo è riuscita a distruggere dal momento in cui ha scelto come elemento centrale della vita il potere di acquisto e il consumo, svuotando, secondo lo sguardo pasoliniano, il senso "più umano" dell'esistenza.

L'attenzione che Pasolini fornisce al mondo classico (Edipo Re, 1967; Medea, 1969; Il Decameron, 1971) e religioso (La ricotta, 1963; Il Vangelo secondo Matteo, 1964) si collega a un'intenzione di ricercare nelle "origini" un ritorno all'umano - un'umanità che non risulta in perfezione, ma che ripensa il mondo del consumo e i suoi valori centrali. Sebbene si dichiarasse anticlericale, Pasolini considerava alcuni elementi della fede come un modo di affrontare il vuoto esistenziale creato dal "dio del consumo". Malgrado ciò, Pasolini si mostrava molto incredulo riguardo il cambiamento radicale della società verso un umanismo di radice cristiana. La vittoria del consumismo era un fatto già consolidato, che lo avrebbe spinto a un certo pessimismo nei suoi scritti, soprattutto in quei testi elaborati a partire dalla fine degli anni sessanta.
La società del consumo è stata, secondo Pasolini, il vero sostentacolo del fascismo, la sua versione più perversa. La fede popolare è compresa, quindi, in modo sovversivo rispetto a una società capitalista che venera i valori borghesi. Tuttavia, ciò che importava all'autore era la dimensione etica del cristianesimo, e non la religione istituzionalizzata. È la rappresentazione di Cristo - la quale annuncia una trasformazione culturale e che distrugge "il mercato intorno al tempio" - che interessava al poeta. Non si trattava di uno sguardo nostalgico verso il passato come soluzione del presente, bensì di una ispirazione per problematizzare i danni di una cultura sottomessa al consumo come valore e finalità assoluta. Il cristianesimo non era visto da Pasolini come una salvezza dell'umanità. Diversamente, lui lo percepiva come un'opera del pensiero umano piena di fondamenti che si collidevano con il nuovo modello di vita italiano che emergeva nel postguerra.
Referências
Figura 1: https://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/molteniblog/pier-paolo-pasolini-la-ricotta-1963-sinossi-e-commenti/
Figura 2: https://www.stensen.org/?p=2373
Figura 3: https://www.ianthomson.info/blog/pier-paolo-pasolinis-rome-four-decades-on/5/
Tiago Pires è dottorando di Ricerca in Storia Culturale (2015-2019) presso l'Università di Campinas; ha svolto un periodo di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre. Ha conseguito la Laurea specialistica in Storia (2012-2014) presso l'Università di Campinas, svolgendo un periodo di ricerca presso l'Università degli Studi di Udine. Ha conseguito un Master interuniversitario in Sociologia: teoria, metodologia, ricerca (2017-2018), organizzato dalle Università degli Studi Roma Tre, Tor Vergata e La Sapienza. Membro del Centro di Studi in Storia Culturale delle Religioni (CEHIR, Brasile), ha tra i suoi attuali interessi di ricerca le narratività e le discorsività religiose-culturali, la storia e l'antropologia delle religioni in epoca contemporanea.